Sognando le isole incantate

Luogo letterario per eccellenza, le isole Galapagos sono state descritte da Darwin, Melville e Vonnegut. Tanto brulle quanto ricche di vita, rappresentano la migliore possibilità che abbiamo per pensare un turismo ecologico e responsabile. Il viaggio dei miei sogni per vedere le sule dalle zampe azzurre.

“Prendete venticinque mucchi di cenere, gettati qua e là su un terreno ai margini della città, immaginate che alcuni di questi si innalzino come montagne, e che il terreno sia il mare, e avrete un’idea adeguata dell’aspetto generale delle Encantadas, o isole incantate. Un gruppo di vulcani spenti più che isole, molto simile a quello che potrebbe essere il mondo dopo una conflagrazione punitiva”.

Questa descrizione, poco meno che attraente, è l’introduzione a una raccolta di racconti di Herman Melville, dal titolo The Encantadas; il gioco di parole tra inglese e spagnolo omaggia il periodo tra il 1840 e il 1841 in cui Melville stesso visitò le Galapagos a bordo della baleniera Acushnet prima di disertare, periodo in cui balenieri inglesi e pirati spagnoli imperversano per le coste sudamericane. Gli spagnoli chiamarono queste isole Encantadas per via delle loro caratteristiche quasi magiche. Sepolte da banchi di nebbia e difficili da raggiungere per via delle correnti marittime, potevano apparire a prima vista del tutto inadatte alla vita, eppure rimangono ricche di una fauna talmente esotica da meritarsi un secondo nome: le Galapagos, traduzione di tartarughe.

L’arcipelago delle Encantadas o Galapagos comprende 13 isole situate nell’Oceano Pacifico, a più di mille chilometri dal Sud America. È una delle zone vulcaniche più attive della terra e le caratteristiche correnti marittime e dei venti, la lontananza dal continente e la loro relativa giovinezza le hanno rese un luogo unico nel pianeta. Dal 1959 il 97% dell’area dell’arcipelago è considerato parco nazionale. Dal 1978 l’intero arcipelago è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e dal 2001 sono protetti anche i fondali marini. Uno dei luoghi più poveri di umanità, dove regna la mitezza degli animali, non abituati al contatto umano. Dalla prima volta che ne ho osservato le fotografie sui libri di scuola ho sognato di poterci un giorno andare.  Gli altissimi costi e la necessità di visitarla per almeno una settimana – due ancor meglio – mi hanno fatto progettare qui il mio viaggio di laurea, magari inserito in un più ampio giro del Sud America. La laurea c’è già, il sogno di andare alle Galapagos è ancora in progettazione.

Le galapagos delle Encantadas

Le isole vennero scoperte casualmente il 10 marzo 1535 e divennero negli anni un luogo di appoggio e rifornimento per le navi di balenieri e pirati. Le enormi tartarughe a cui devono il nome infatti sono capaci di immagazzinare grosse quantità di acqua nella vescica e non hanno bisogno di acqua e cibo per mesi. Rappresentano quindi un bottino e una provvista imperdibili per gli avventurieri che possono restare per settimane in mare senza attraccare a un porto. Questa loro capacità unita al loro grasso molto utilizzato per le lampade ad olio ha portato alla quasi estinzione di questi enormi carapaci. Di loro racconta Melville: “La suprema loro maledizione è il fatale impulso a tirare dritto in un mondo ingombro di ostacoli”.

A soli 26 anni un giovane Charles Darwin, fresco di laurea, si imbarcò sul brigantino Beagle per un viaggio a metà tra l’avventura e la ricerca. Nel 1835 per cinque settimane sbarcò a Genovefa e successivamente su altre isole delle Galapagos e racconta così il suo incontro con le tartarughe:

“Mi divertivo sempre, quando sorprendevo uno di questi grandi mostri, mentre stava pascolando tranquillamente, nel vedere come d’improvviso, nell’istante in cui lo superavo, ritraesse la testa e le zampe ed emettendo un profondo sibilo, cadesse a terra con un tonfo, come se fosse stato colpito a morte. Spesso mi sono issato a cavalcioni e poi con qualche colpetto sulla parte posteriore della corazza le ho indotte ad alzarsi e a camminare, ma mi riusciva assai difficile mantenere l’equilibrio”.

Darwin e la scoperta dell’evoluzionismo

Le Encantadas sono state il laboratorio di Darwin all’aria aperta. Questo giovane esploratore annotò e disegnò tutte le specie animali, marittime e terrestri che riuscì ad osservare nelle sue cinque settimane di permanenza. Gli strani rettili, le enormi tartarughe, gli iguana, i tordi beffeggiatori, le sule dalle zampe azzurre e innumerevoli altre specie vennero catalogate dal biologo inglese nel suo libro Viaggio di un naturalista intorno al mondo.

Darwin osservò che “parecchie delle isole possiedono le loro particolari specie di tartarughe, di tordi beffeggiatori, di fringuelli e di numerose piante, specie che hanno gli stessi costumi generali, occupano posizioni analoghe e hanno ovviamente lo stesso posto nell’economia naturale di questo arcipelago”. Darwin ancora osservò i venti e le maree e le distanze tra un’isola e un’altra dimostrando così che le correnti marine separano nettamente le isole meridionali da quelle settentrionali; l’assenza di tempeste di vento impedisce inoltre il trasporto di uccelli, insetti e semi leggeri. La stessa geografia delle isole, giovani e vulcaniche impedisce di pensare che siano mai state unite. Ogni specie si è quindi evoluta in maniera differente per adattarsi all’ambiente dell’isola specifica senza comunicare con le altre specie dell’arcipelago.

Si resta stupefatti dell’intensità della forza creatrice, se si può usare una simile espressione, dispiegata su queste piccole isole nude e rocciose e ancor più della sua azione dissimile, ma analoga negli effetti, su punti tanto vicini l’uno all’altro”.

Queste osservazioni, effettuate sia raccogliendo campioni di piante sia cercando di andare al galoppo delle enormi tartarughe porterà Darwin a scrivere il suo più famoso trattato L’origine delle specie per mezzo della selezione naturale.

Le Encantadas oggi

L’arcipelago delle Galapagos, data la sua caratteristica di riserva naturale e patrimonio Unesco dà accesso ai visitatori liberamente in solo il 3% della sua estensione. Non rappresenta una meta per backpackers, dato che i prezzi degli alloggi e della ristorazione sono proibitivi. I fondi per pernottare una settimana nelle Galapagos equivalgono al necessario per un viaggio di due mesi nella vicina Bolivia.

Questi prezzi elevati rientrano nella politica dell’Ecuador, a cui appartengono politicamente le isole, per disincentivare il turismo selvaggio. Non si può transitare con le proprie imbarcazioni private tra un’isola e l’altra e c’è la possibilità di attraccare solo nei principali porti.

Le isole abitate sono quattro: Santa Cruz, Isabela, San Cristobal e Floreana; per le isole disabitate lo Stato ha inserito un numero chiuso di visitatori giornalieri.

Le aree abitate mantengono poco del fascino selvaggio che queste isole emanano e non hanno nessuna radice culturale. Gli abitanti vivono nelle isole da poco meno di un centinaio di anni, insediatisi dopo generazioni e generazioni di pirati, balenieri e carcerati che vennero trasferiti qui allo scopo di colonizzare le isole.

Per poter apprezzare in pieno le meraviglie, la flora e la fauna dell’arcipelago bisogna affidarsi a crociere e tour organizzati che a seconda della durata del viaggio permettono di visitare più isole dell’arcipelago. L’idea di partire per una crociera organizzata non mi entusiasma molto, essendo più affine alla libertà di poter scegliere dove andare e cambiare destinazione giorno per giorno. L’alternativa è il drop-island, stabilire con le guide e i tour locali di effettuare un viaggio personalizzato possibilmente anche con trekking. I costi sono più o meno equiparabili a quelle delle crociere ma sapendo di dormire in alloggi molto più scomodi e viaggiare con imbarcazioni locali.

In letteratura, una crociera che in pieno lusso e poca attenzione alla fauna locale propone di scoprire le isole è la moderna arca di Noè narrata nel breve libro di Kurt Vonnegut, Galapagos. Gli ospiti di questa nave, la Bahia di Darwin, si trovano ad essere gli unici sopravvissuti alla terza guerra mondiale che distruggerà l’umanità. Tra il cinico e l’assurdo Vonnegut ambienta l’evoluzione che l’umanità compie proprio nelle isole che sono patria dell’evoluzione.

La strana danza della sula dai piedi azzurri e il turismo consapevole

Senza pensare a come potremmo evolverci se un piccolo gruppo di umani sopravvivesse nelle Galapagos possiamo iniziare a osservare la fauna locale con il video di corteggiamento delle sule dai piedi azzurri (Sula nebouxii excisa) presente solo in queste isole e in cui l’accoppiamento viene “vinto” dal maschio che mostra alla femmina le zampe più colorate. L’evoluzione ha premiato in questi uccelli un carattere prettamente estetico.
Se pensiamo alla durezza della teoria dell’evoluzionismo di Darwin, in cui solo le specie più adatte sopravvivono a un ambiente ostile non possiamo che considerare che la Natura abbia voluto prendersi una pausa estetica nel premiare questi uccelli dalle zampe turchesi. Preservare e proteggere queste specie animali a tutti i costi non può che essere una priorità dell’umanità se vogliamo pensare di vivere in un mondo giusto. Ben vengano quindi i costi proibitivi e gli ingressi contingentati: dobbiamo educarci alla conservazione e al rispetto della natura per un turismo più consapevole ed ecologico.

Nella speranza, appena riapriranno le frontiere, di aver risparmiato abbastanza da potermi permettere di visitare e osservare coi miei occhi le meraviglie della biologia e della Natura.