Al centro solo cipressi che si innalzano fino a superare le rocce che li circondano. Una figura bianca è in piedi su una barca che sta per approdare, alle sue spalle il barcaiolo e davanti si intuisce la forma di una bara, che forse troverà dimora nei fori scavati nelle rocce.
Se la vita è un viaggio e la morte una traversata, lui è un traghettatore di anime.
Quale fosse il significato, il riferimento o la storia che sta dietro a questo quadro, a questo paesaggio sospeso tra sogno e realtà, l’autore, Arnold Böcklin (Basilea 1827 – Firenze 1901), non ha mai voluto spiegarlo.
Per la sua carica simbolica e il fascino magnetico il dipinto divenne così famoso da “costringere” Böcklin ad eseguirne altre quattro versioni, modificando i colori, la luce e alcuni dettagli.
Ne furono stampate centinaia di riproduzioni, che si diffusero in tutta Europa. Il quadro contò tra gli estimatori molti personaggi celebri e ispirò le opere di vari artisti: pittori come Giorgio De Chirico e Salvator Dalì, il drammaturgo svedese August Strindberg e il compositore Sergej Rachmaninov.
Riproduzioni del quadro adornavano gli studi di Freud (che ne fornì una lettura in chiave psicoanalitica), di Lenin, di Clemenceau e la camera da letto di Gabriele D’Annunzio.
Nel 1933 la terza versione del dipinto fu acquistata da Adolf Hitler ed è visibile sullo sfondo di una foto storica, scattata durante l’incontro tra il Führer e il ministro russo Molotov.
Il quadro appartenuto a Hitler è oggi esposto nella Alte Nationalgalerie di Berlino, la prima versione è ospitata nel Kunstmuseum di Basilea, la seconda al The Metropolitan Museum of Art di New York e la quinta al Museum der bildenden Künste di Lipsia.
La quarta versione venne distrutta in un bombardamento della seconda guerra mondiale. Il pittore svizzero aveva intitolato la prima versione “Un luogo tranquillo” ma in seguito sarà sempre etichettato con il nome dato dal suo committente, un mecenate tedesco: Die Toteninsel, l’isola dei morti.