Biografia di Jules Maigret

Jules Maigret, il celebre commissario, protagonista dei romanzi di Georges Simenon.

Jules Joseph Anthelme Maigret nasce nel 1887 a Saint Fiacre, un paese della Francia centrale non lontano da Moulins (il nome della località è inventato, forse il riferimento reale è un paese in zona, Paray le Frésil, dove per un anno Simenon ha lavorato come segretario in una residenza storica di un marchese); il padre lavora come amministratore del castello di un nobile, una proprietà con ventisei fattorie, una delle quali gestita dal nonno paterno; la madre, figlia del droghiere del paese, è casalinga.

Nel 1895 la madre, in attesa del secondo figlio, muore a causa delle maldestre cure di un medico ubriaco che la assiste.
Jules viene mandato a studiare in un collegio, che non sopporta, a Moulins e dopo pochi mesi viene affidato dal padre a una sua sorella, sposata ma senza figli, il cui marito aveva appena aperto un forno a Nantes.

Qui trascorre i periodi scolastici fino ad iscriversi a corsi universitari di medicina. Le vacanze estive le passa dal padre, che nel 1906 muore di pleurite all’età di 44 anni e l’anno dopo anche la zia muore per la stessa malattia. Maigret interrompe gli studi e rifiuta l’offerta dello zio, che vorrebbe insegnargli il mestiere del fornaio.

Si trasferisce a Parigi dove trova lavori saltuari e abita in una piccola pensione sulla riva sinistra della Senna; in una camera accanto alla sua vive un uomo che a Maigret ricorda il padre. Una sera si ritrovano nella piccola trattoria sotto casa e inizia a conoscerlo.

Si chiama Jacquemain ed è Ispettore di polizia. Jules è affascinato dai suoi racconti e decide di seguirne la carriera. Nel 1909 diventa poliziotto con la qualifica di agente ciclista; il suo incarico consiste nel portare gli incartamenti tra i vari uffici e questo gli permette di conoscere a fondo la città. Pur ricoprendo un incarico modesto, Maigret inizia a farsi notare e dopo alcuni mesi diventa segretario del commissario di polizia del quartiere Saint Georges.

Una sera incontra per strada un vecchio compagno della facoltà di medicina, Félix Jubert. I due iniziano a frequentarsi e Maigret allarga la sfera delle sue amicizie fino a conoscere Louise Léonard, una ragazza nativa di Colmar (Alsazia), che sposerà nel 1912. La coppia prende in affitto un appartamento al numero 132 di Boulevard Richard Lenoir, che lasceranno solo per un breve periodo quando vanno ad abitare al 21 di Place des Vosges. Avranno una figlia, che morirà dopo pochi giorni di vita.

Maigret viene promosso ispettore della Surêté, la futura Polizia Giudiziaria, e passa dal commissariato di zona al Quai des Orfèvres, sede centrale della Polizia. I primi incarichi come ispettore consistono nello svolgere il servizio pubblico prima nelle strade, poi alle Halles (i mercati generali di Parigi), in seguito all’interno dei grandi magazzini e nelle stazioni ferroviarie.

Dopo un passaggio alla Buoncostume entra nella Brigata Speciale della Giudiziaria, di cui diviene Commissario Capo. A questo punto le informazioni biografiche fornite da Simenon diventano lacunose e poco lineari. In alcuni racconti lo troviamo in pensione, ritirato nella casa di campagna a Meung sur Loire, e in episodi successivi lo vediamo ritornare in servizio fino al 1972 e rifiutare l’incarico di Direttore della Polizia Giudiziaria, che gli viene proposto dopo 40 anni di servizio.

Un personaggio popolare

Da questi romanzi, tradotti in 55 lingue e pubblicati in 44 paesi (dove si contano più di 700 milioni di copie vendute) sono stati tratti più di duecento tra sceneggiati e film per la televisione e 14 pellicole per il cinema. Molti attori si sono cimentati nel ruolo del personaggio creato da Simenon.

Tra questi i più famosi sono Jean Gabin, Charles Laughton, Richard Harris e Bruno Cremer (forse quello più vicino e attinente alla descrizione nei libri). In Italia fu realizzata dal 1964 al 1972 una serie tv in 16 episodi con Maigret interpretato da Gino Cervi e nel 2004 fu Sergio Castellitto a vestire per due volte i panni del commissario. La più recente rappresentazione è una serie televisiva di produzione britannica (2016/2017) interpretata da Rowan Atkinson, il noto e stralunato Mr. Bean.

In Internet è possibile trovare molti siti dedicati a Simenon e a Maigret. Tra i più curiosi quello che riporta una cartografia dei casi risolti dal commissario (http://blog.feedbooks.com/fr/2013/10/09/la-carte-des-crimes-resolus-par-le-celebre-commissaire-maigret/) e quello che elenca tutte le bevande gradite da Maigret, contate nei vari romanzi (47 caffè, 42 birre, 40 brandy …) e divise per tipo, a volte per marca (http://www.trussel.com/maig/gurr.htm).

Singolare anche l’analisi sociologica che viene svolta sulle differenze nella scelta delle bevande tra donne e uomini e tra classi sociali, per dimostrare come Simenon utilizzi anche questa caratteristica per connotare un’appartenenza (ad esempio Maigret non beve mai tè o champagne, che nei racconti piace alle donne e agli aristocratici, preferisce il calvados e le grappe ai sofisticati cocktail o ai brandy costosi che lascia bere solo alle classi elevate).

Un esempio divertente al riguardo delle bevute è nel racconto Maigret et l’inspecteur malgracieux del 1947, il commissario, dopo una notte di indagini, fa colazione in un bar con l’ispettore Lognon. Maigret sta finendo un uovo sodo, accompagnato da un bicchiere di vino, aggiungendo sale ad ogni morso. Lognon insiste nel voler offrire la colazione e gli chiede: «Commissario, allora io ho preso un latte caldo, e lei?» E Maigret mentre si aggiusta il bavero del cappotto: «Dunque, io ho preso due caffe-latte, tre croissant, due bicchieri di vino e quattro uova sode». E lascia l’allibito Lognon alla cassa dirigendosi verso l’uscita con un gesto con la mano come a dire “solo questo, nient’altro”. Tornato a casa per cambiarsi, Maigret incontra la moglie che sta uscendo per la spesa. «Maigret? Già a casa? Ma allora ti preparo la colazione?» E lui, con sagace ingenuità: «Ma no, cara, lo sai che io al mattino non mangio mai nulla!».

Buon bevitore e buona forchetta, Maigret ama la cucina semplice, i piatti della tradizione regionale francese, quelli preparati dalla moglie Louise o nei bistrot lungo i percorsi delle sue indagini. Sono trattorie popolari, a gestione familiare (quelle di un tempo, ma che ancora oggi – a fatica – è possibile trovare a Parigi), con una donna ai fornelli (moglie, amante, sorella, cognata, zia) e un uomo in sala che illustra a voce i piatti del giorno, quando non sono già scritti su una lavagnetta.

Vino sfuso, quello prodotto dai parenti di campagna dell’oste e servizio informale. Sono i luoghi che predilige, per le atmosfere tranquille ma dense di odori e di vita. Mangia lentamente assaporando tutto il piacere del cibo e non disdegna l’offerta di un secondo giro.

Anche i gusti gastronomici di Maigret sono stati oggetto di studio. Robert Julien Courtine, giornalista di Le Monde, esperto di cucina e amico dello scrittore, pubblicò nel 1974 Le Cahier de recettes de madame Maigret che, raccogliendo le citazioni dai vari romanzi, elenca e descrive tutti i piatti preparati dalla moglie del commissario.