Il valore dell’euro rispetto alle principali valute internazionali, in particolare il dollaro statunitense, è da sempre oggetto di forte attenzione nei mercati finanziari e nei dibattiti economici. Nei prossimi mesi, le previsioni degli esperti si concentrano su una serie di variabili macroeconomiche globali e sulle strategie che le banche centrali adotteranno nel secondo semestre del 2025, tra inflazione, crescita e tassi d’interesse. Capire quali fattori stanno influenzando il cambio e quali scenari si profilano aiuta gli operatori economici, gli investitori e le imprese a prepararsi alle possibili fluttuazioni.
I principali driver del cambio euro-dollaro
Le dinamiche tra euro e dollaro sono principalmente regolate da decisioni di politica monetaria della Federal Reserve degli Stati Uniti e della Banca Centrale Europea, dagli indicatori di crescita e dall’andamento dell’inflazione. Nel medio termine, la forza o la debolezza dell’euro dipenderà dal ritmo dei tagli dei tassi d’interesse da parte della Fed rispetto a quelli della BCE.
- Gli analisti segnalano che attualmente il dollaro risulta moderatamente sopravvalutato rispetto alle principali valute sviluppate, fatta eccezione per lo yen giapponese. Ciò potrebbe aumentare il rischio di inversione di tendenza qualora dagli Stati Uniti emergessero dati di crescita inferiori alle attese, ma questo scenario non è considerato il più probabile dagli esperti al momento.
- Nel breve termine, alcuni fattori potrebbero continuare a sostenere il dollaro: tagli fiscali, deregolamentazione e la maggiore forza dell’economia americana rispetto a quella europea. Tuttavia, secondo Mark Haefele di UBS Global Wealth Management, permangono preoccupazioni sul deficit di bilancio statunitense che potrebbero favorire un indebolimento del dollaro e quindi una risalita dell’euro entro la fine del 2025.
Allo stesso tempo, il contesto ciclico europeo rimane meno dinamico rispetto agli Stati Uniti e le ultime rilevazioni sugli indicatori di attività nell’area euro mostrano ancora segnali di debolezza, limitando la capacità di apprezzamento dell’euro contro il dollaro nell’immediato futuro.
Previsioni dei maggiori istituti e degli analisti per il 2025
Sul fronte delle proiezioni ufficiali, la Commissione Europea prevede che l’economia della zona euro crescerà in modo moderato nel 2025 (PIL reale +0,9%) per poi accelerare nel 2026 (+1,4%). Parallelamente, l’inflazione dovrebbe scendere dal 2,4% del 2024 al 2,1% nel 2025 e all’1,7% nel 2026, contribuendo a mantenere una maggiore stabilità nei mercati.
- Previsioni di Morningstar indicano un valore euro-dollaro attorno a 1,05 entro metà 2025, salendo poi progressivamente fino a quota 1,094 a settembre, per poi registrare un lieve calo verso 1,061 verso ottobre.
- Secondo il consensus, la fine del ciclo di rialzi dei tassi da parte della BCE e una politica monetaria più accomodante potrebbero permettere all’euro di recuperare terreno qualora la Fed proceda con tagli dei tassi meno aggressivi rispetto a quanto scontato dai mercati.
- Alcuni operatori sottolineano che le prospettive di rafforzamento dipendono anche dalla situazione politica negli Stati Uniti: una vittoria di Trump, ad esempio, potrebbe rallentare la ripresa dell’euro, mantenendo alto il rischio di volatilità.
Fattori economici a sostegno (e rischio) per l’euro
L’andamento delle esportazioni e degli scambi globali pesa sul valore della moneta unica. La Commissione Europea prevede un aumento molto graduale delle esportazioni UE nel 2025 (+0,7%), per poi accelerare solo nel 2026 (+2,1%). Questo significa che lo stimolo per l’apprezzamento dell’euro sarà probabilmente debole nei prossimi mesi.
Tra i principali fattori che potrebbero rafforzare l’euro a medio termine troviamo:
- Riduzione dell’inflazione nell’area euro, che agevola le aspettative di tassi più stabili.
- Stabilità o miglioramento della crescita economica europea, grazie ai dati più solidi di inizio 2025.
- Rischi legati al deficit di bilancio americano che potrebbero spingere gli investitori internazionali a diversificare lontano dal dollaro.
Allo stesso tempo, elementi di rischio per l’apprezzamento della moneta unica rimangono ben presenti:
- La debolezza delle dinamiche cicliche nell’Eurozona, con indicatori di attività ancora poco brillanti secondo gli ultimi dati disponibili.
- L’incertezza globale e le tensioni geopolitiche che, in genere, favoriscono la domanda di dollari come valuta rifugio.
- Le diversità nell’approccio ai tagli dei tassi d’interesse tra la BCE e la Fed, che potrebbero portare a periodi di volatilità nel cambio.
Scenario per investitori e risparmiatori
Alla luce delle previsioni disponibili, gli esperti suggeriscono agli operatori di valutare attentamente le finestre di rafforzamento del dollaro per diversificare i portafogli e gestire le esposizioni valutarie. Un indebolimento del dollaro previsto nella seconda metà del 2025, con una progressiva normalizzazione del ciclo economico europeo, potrebbe sostenere il rafforzamento dell’euro soprattutto verso fine anno.
Per i risparmiatori, queste oscillazioni si riflettono direttamente sul potere d’acquisto quando si viaggia, sugli investimenti in titoli esteri e nelle scelte imprenditoriali per chi esporta o importa beni e servizi. Monitorare con attenzione gli annunci delle banche centrali e i dati macroeconomici mensili diventa così fondamentale per prendere decisioni informate e tempestive.
In sintesi, il valore dell’euro nei prossimi mesi rimarrà caratterizzato da una certa volatilità, con spazi di recupero previsti soprattutto se il ciclo economico europeo si confermerà in rafforzamento e la politica monetaria statunitense virerà verso tagli più marcati dei tassi. Tuttavia, nel breve termine, peseranno ancora la forza relativa dell’economia USA e la cautela degli investitori sui mercati finanziari globali.