Investire in ETF rappresenta oggi una delle modalità più diffuse e accessibili per diversificare il proprio portafoglio. Gli ETF, ossia Exchange Traded Fund, permettono di acquistare facilmente quote di un ampio paniere di titoli, offrendo diversi vantaggi in termini di costi e trasparenza. Tuttavia, nonostante la loro popolarità, molti investitori tendono a sottovalutare o ignorare una serie di rischi nascosti che possono influenzare sensibilmente i rendimenti attesi e il capitale investito. Comprendere questi rischi è fondamentale per prendere decisioni consapevoli, evitando errori potenzialmente dannosi per la strategia finanziaria personale.
Volatilità e fluttuazioni di mercato
Il primo rischio che ogni investitore in ETF deve tenere in considerazione è legato alla volatilità dei mercati finanziari. Questi strumenti replicano l’andamento di indici o asset sottostanti e sono quindi fortemente esposti alle oscillazioni di prezzo che caratterizzano i mercati, soprattutto nei periodi di crisi. Come riportato da VanEck, durante la crisi finanziaria del 2008 l’indice MSCI World ha perso il 58% dal picco al minimo, prima di recuperare negli anni successivi. Investire in ETF richiede quindi una forte capacità di tollerare le oscillazioni, mantenendo una visione di lungo periodo.
La volatilità può colpire in modo imprevedibile: non solo nei momenti di crisi globale, ma anche a seguito di eventi specifici che influenzano i settori rappresentati dagli ETF. Un ETF focalizzato su un singolo settore o su economie emergenti sarà tipicamente più volatile rispetto a uno basato su indici globali diversificati.
Il rischio di cambio e la liquidità
Gli ETF che investono in mercati esteri espongono l’investitore al rischio di cambio. Le fluttuazioni tra le valute possono incidere positivamente o negativamente sui rendimenti ottenuti: se l’euro si indebolisce rispetto al dollaro, per esempio, gli investimenti americani valgono di più una volta convertiti, ma la situazione può ribaltarsi in modo imprevedibile. Gestire il rischio di cambio diventa fondamentale per chi investe fuori dal proprio Paese di residenza, soprattutto quando si considera la volatilità intrinseca dei mercati internazionali.
Un altro aspetto spesso sottovalutato riguarda la liquidità. Un ETF poco negoziato – cioè scambiato con volumi ridotti – può diventare difficile da vendere o acquistare ai prezzi corrente, soprattutto in momenti di stress di mercato. Gli spread tra prezzo di acquisto e di vendita possono aumentare, generando costi aggiuntivi e potenziali perdite. La mancanza di liquidità può quindi trasformarsi in un ostacolo significativo, soprattutto per chi necessita di convertire rapidamente le proprie posizioni in liquidità.
Rischi legati alla replica e agli strumenti sottostanti
Gli ETF sono progettati per replicare l’andamento di un indice o di un paniera di asset, ma la replica non è sempre perfetta. Si possono verificare cosiddetti errori di tracking, ossia divergenze tra la performance dell’ETF e quella dell’indice di riferimento. Questi errori possono essere causati da costi di gestione, commissioni di negoziazione, o da strategie di replica non completamente efficienti come la replica sintetica tramite swap finanziari invece della replica fisica dei titoli.
I rischi di controparte sono una minaccia aggiuntiva quando si investe in ETF che utilizzano strumenti derivati o prestiti di titoli. In questi casi, il valore dell’ETF può dipendere dalla solidità finanziaria delle istituzioni che fungono da controparte. In caso di difficoltà finanziarie di queste entità, l’ETF potrebbe non essere in grado di soddisfare pienamente gli obiettivi di replica, esponendo l’investitore a rischio di perdita.
Focus sui mercati emergenti e settoriali
La scelta del sottostante dell’ETF influisce direttamente sul profilo di rischio. Gli ETF che investono in mercati emergenti sono esposti a rischi aggiuntivi quali instabilità politica, cambiamenti normativi, volatilità delle valute locali e scarsa trasparenza di mercato. Questi fattori possono causare perdite più consistenti rispetto a ETF legati a mercati sviluppati, dove la regolamentazione e la liquidità sono in genere superiori.
Allo stesso modo, ETF focalizzati su un singolo settore o sottosettore offrono minore diversificazione rispetto a ETF più ampi. Il rischio di concentrazione porta a una maggiore esposizione agli eventi specifici che colpiscono quel settore, come crisi industriali, fallimenti di aziende leader o cambiamenti normativi.
Commissioni e costi: impatto spesso trascurato
Un altro rischio nascosto negli ETF riguarda il livello delle commissioni di negoziazione e delle spese di gestione. Pur essendo questi strumenti generalmente più economici rispetto ai fondi gestiti attivamente, esistono comunque costi che possono erodere i rendimenti nel lungo termine. Gli ETF molto specializzati o a basso volume di negoziazione possono presentare costi superiori, sia in termini di commissioni per acquisto e vendita che come differenziale tra prezzo di acquisto (ask) e di vendita (bid).
L’investitore meno esperto può inoltre sottovalutare la presenza di altri costi meno evidenti, come quelli legati alla distribuzione delle plusvalenze. Se l’ETF vende titoli con forte guadagno, può distribuire plusvalenze che sono soggette a tassazione, riducendo il rendimento netto effettivo.
Dividendi e rendimento reale
Molti ETF distribuiscono dividendi, ma non sempre questi sono allineati a quelli ottenibili investendo direttamente nell’asset sottostante. Gli ETF detengono spesso solo una rappresentazione parziale degli asset, e la distribuzione dei dividendi può essere inferiore rispetto a quanto ci si aspetta, soprattutto nei fondi ad accumulazione che reinvestono gli utili o a causa di costi legati alla gestione e all’efficienza fiscale degli strumenti.
L’importanza del comportamento dell’investitore
Un aspetto che, seppur noto, viene spesso sottovalutato riguarda il comportamento dell’investitore. Gli ETF sono indicati soprattutto per strategie di lungo termine, mentre chi cerca profitti rapidi rischia di amplificare le proprie perdite seguendo i movimenti di mercato. In situazioni di panic selling, quando molti investitori vendono contemporaneamente le proprie quote nei momenti di ribasso, si può generare una spirale negativa che aumenta la volatilità e riduce ulteriormente il valore dell’ETF.
Mantenere una strategia d’investimento coerente e di lungo periodo è fondamentale per compensare le perdite temporanee e ottenere il massimo dai vantaggi di diversificazione offerti dagli ETF. Pianificare gli acquisti e le vendite evitando comportamenti impulsivi può fare la differenza tra successo e fallimento nell’investimento in ETF.
Minor controllo e trasparenza
L’investitore in ETF ha meno controllo sulle scelte specifiche dei titoli. Pur potendo scegliere l’indice da replicare, la selezione e la gestione dei titoli sono demandate alle società di gestione che emettono l’ETF. Questo può comportare l’inclusione di titoli che non corrispondono perfettamente alle aspettative iniziali dell’investitore e una minor trasparenza rispetto a chi investe direttamente in singole azioni o obbligazioni.
Inoltre, in alcuni casi le informazioni sugli ETF, specie quelli più innovativi o focalizzati su strumenti complessi, sono meno dettagliate rispetto a quelle sulle singole aziende, rendendo più difficile valutare appieno il rischio del prodotto acquistato.
Conclusione pratica
In sintesi, gli ETF sono strumenti potenti e versatili per la costruzione di portafogli efficienti, ma presentano numerosi rischi nascosti che non vanno sottovalutati. La volatilità, il rischio di cambio, la liquidità, i costi, la replica, il rischio di controparte e il comportamento dell’investitore sono tutti fattori che contribuiscono a un quadro complesso, dove l’informazione e la consapevolezza rappresentano la migliore difesa contro scelte errate. Prima di investire, è essenziale comprendere questi rischi consultando fonti affidabili e aggiornate, verificando la qualità e la struttura degli ETF selezionati, e puntando sempre su una strategia di lungo termine basata sulla diversificazione reale.