Impressioni di settembre

Fabrizio Caramagna ha detto che “settembre assomiglia all’ora più bella del giorno, sospesa com’è tra il buio e la luce”. Ed è tra il buio e la luce che questo numero di settembre 2020 si snoda e si annoda. Nel mese delle cose che iniziano e, inevitabilmente, di quelle che finiscono per lasciare spazio alle nascenti, vi portiamo in un esperimento di giochi di luce e ombra, di cui questo mese ci sembra padre indubitabile, ad ammirare e raccontare città e luoghi fatti di contraddizioni, misteri e chiaroscuri in un numero che, un po’ per forza, un po’ per voglia, è tutto all’insegna del territorio italiano.

Partiamo da una riflessione sulle conseguenze che hanno portato i nuovi modi di vivere, imposti dalle cause di forza maggiore cui siamo sottoposti ormai da mesi (Le nostre città sospese). Luoghi che prima erano di aggregazione sono stati presto abbandonati, consolidate abitudini di vita sociale hanno lasciato il posto a paure, isolamento e molte domande.
Siamo noi o sono le città a diventare invisibili come quelle raccontate da Calvino?
Intanto, anche se per motivazioni diverse, ci sono luoghi che stanno veramente sparendo.

Bussana Vecchia è un borgo medievale situato a pochi chilometri da Sanremo, fra gli ulivi e i pini marittimi della macchia mediterranea. Distrutto quasi interamente da un terremoto nel 1887, è rimasto un luogo silenzioso e abbandonato fino a quando, alla fine degli anni cinquanta, alcuni artisti hanno iniziato a occupare le case e i ruderi rimasti e a creare una nuova comunità. Poi anche loro sono invecchiati o se ne sono andati e oggi il luogo sta conoscendo una nuova fase di abbandono (La lenta agonia di un paese stanco).
Altri posti e altre storie travagliate, fatte di rinascite e cadute.

Come quella di un borgo contadino nel lecchese (Consonno: vita e morte di una città sognata), che un imprenditore piemontese ha voluto trasformare in un luna park, inseguendo il bizzarro sogno di creare una città dei balocchi a due passi da Milano. Dopo un periodo di breve splendore, il sogno è svanito e la città è diventata fantasma.

Altrettanto spettrale e curiosa la storia di un paesino nascosto sull’Appennino abruzzese (Malanotte, anzi Buonanotte) che racchiude già nei vari modi in cui è stata chiamata l’essenza di una regione piena di ossimori e contrasti. Abbandonato da decenni, il borgo rappresenta oggi una fotografia a colori della vita nel dopoguerra. I ruderi raccontano di poveri contadini e nobiltà feudali, di pastori e baronetti. Un tripudio di antitesi che dà vita a un fascino bizzarro e stranamente armonico.

Contraddizioni e chiaroscuri che ritroviamo anche rimirando un solare panorama della riviera ligure (L’orizzonte di Camogli e i luoghi nascosti), scoprendo, confusi nell’azzurro e nel verde, la storia di un relitto disperso nel mare e di un monastero abitato da fantasmi, che sembra portarci verso una città incantata (Porte di mondi perduti).
Riscoprire luoghi abbandonati non è solo nostalgia. Indagare sul passato a volte è utile a ritrovare radici, identità e ci aiuta a non perdersi nel presente.
Ombre e luci. Sfumature e impressioni. Come a settembre, quando il sole sembra far fatica a uscire dalla nebbia.