Il cammino Walter Benjamin

Un sentiero dei Pirenei, al confine tra Francia e Spagna, simbolo di passaggio verso la libertà e frontiera di ricordi.

Una terra di confine e un sentiero che la attraversa. Percorrerlo è una lenta passeggiata di mezza montagna lungo la costa mediterranea. Salite e discese che affiancano vigneti, arbusti, pietraie, qualche rudere abbandonato e muretti di pietra che sembrano tracciare linee disegnate per raggiungere l’azzurro del mare in lontananza.

La terra è quella che divide Francia e Spagna, Pirenei orientali, e il sentiero è quello sterrato che collega Banyuls-sur-Mer aPortbou per una via alternativa alla strada carrabile che unisce le due località marine. Sono circa 15 chilometri e quasi cinque ore di cammino. C’è tutto il tempo per rilassarsi, per osservare il paesaggio e per ricordare quanti in passato, con un cuore meno leggero, hanno percorso quell’antica strada di confine come via di fuga o come estenuante viaggio della speranza. Frammenti di vita perduti che il tempo ha cancellato come le impronte lasciate sul terreno.

Mulattiera per pastori e contadini, passaggio discreto per contrabbandieri di frontiera, negli anni della guerra civile spagnola e della seconda guerra mondiale il valico nascosto divenne per esiliati, profughi e rifugiati il principale sbocco verso la sicurezza e la libertà.

Tra il 1938 e il 1939 migliaia di oppositori al regime franchista, utilizzarono il sentiero per raggiungere la Francia, spesso accompagnati dai miliziani repubblicani del generale Enrique Lister che organizzava la resistenza in Catalogna e la scorta per quelle meste carovane di viandanti. La Route Lister (dal nome del generale) divenne il segreto varco d’accesso verso la liberazione per gli spagnoli antifascisti in fuga dalla repressione e dal terrore. Tra questi alcuni intellettuali come il poeta Antonio Machado, che attraversò quella frontiera a fine gennaio del ’39. Fuggiva dalla milizia franchista che pochi anni prima aveva fucilato l’amico Federico Garcia Lorca. Stanco, malato, Machado si fermerà a Collioure, un paese a pochi chilometri dal confine, dove morirà pochi mesi dopo.

Un anno e mezzo dopo, Walter Benjamin percorreva la Route Lister in senso inverso, fuggendo dai nazisti. All’alba del 25 settembre, accompagnato nel tratto iniziale dall’amica Lisa Fittko (organizzatrice di una rete di aiuto per i rifugiati), Benjamin si incammina verso la sua speranza di libertà. Il sentiero è sassoso e scivoloso, Walter ha da tempo problemi di cuore e respira a fatica. Si ferma spesso e abbraccia la pesante borsa nera che portato con se’ e a cui tiene moltissimo, contiene il suo ultimo prezioso manoscritto e una fiala di morfina, l’estremo rimedio per non cadere vivo nelle mani di chi lo avrebbe portato nei campi di sterminio. Dalla cima del colle vede il mare, le case del borgo di pescatori e la stazione ferroviaria, dove il giorno dopo partirà il suo treno per Lisbona. Stremato arriva alla sera a Portbou, dove scoprirà che proprio da quel giorno la Spagna rimandava indietro, nelle mani della Gestapo, i profughi come lui privi del visto d’uscita dalla Francia. Benjamin ha perso ogni speranza e preso dal panico si suicidò in una stanza della Fonda Francia, un alberghetto in cui gli avevano permesso di passare la notte prima di essere ricondotto dall’altra parte dei Pirenei. Fu sepolto a Portbou, ma poi la sua tomba non fu mai localizzata. Nella sua borsa nera i funzionari di polizia trovarono un orologio da uomo, un passaporto, cinquecento franchi e settanta dollari, sei fotografie, una pipa e un paio d’ occhiali. Del manoscritto non c’era più traccia.

Un pensatore eclettico e attuale

Walter Benjamin è una delle figure più rappresentative della cultura tedesca del primo Novecento. Filosofo, traduttore, critico letterario, turista flaneur, marxista poco ortodosso, è il più attuale tra i pensatori del secolo scorso. Tra le sue intuizioni la premonizione che un progresso non controllato della civiltà industriale avrebbe prodotto disastri anche in natura (come la crisi climatica e la pandemia sembrano oggi dimostrare) e che con l’avvento di nuove tecnologie (allora erano solo il cinema e la fotografia) avremmo perso la capacità di scambiare esperienze, di raccontare la storia, riducendola in frammenti che non sappiamo più mettere insieme se non riempiendo i vuoti con quello che pensiamo gli altri vorrebbero ascoltare (tradotto nel linguaggio dei nostri giorni: narrazione dominata da consumismo televisivo, social delle banalità e fake news).

Benjamin nasce a Berlino nel 1892 in una famiglia ebraica tedesca di commercianti. Studia filosofia e storia a Berlino e a Monaco e nel 1919 si laurea a Berna. Scrive saggi e recensioni, traduce Proust e Baudelaire, conosce e frequenta Ernst Bloch, Theodor Adorno, Erich Fromm, Hannah Arendt e Bertold Brecht. Viaggia moltissimo e soggiorna per lunghi periodi a Parigi, Riga, Mosca, Svendborg (nel rifugio danese di Brecht), a Siviglia e Ibiza, in Corsica, a Napoli, Capri e Sanremo. Nel 1933 si stabilisce in esilio a Parigi e nel 1939 diventa apolide perché, su richiesta della Gestapo, viene privato della nazionalità tedesca. Alla fine di quell’anno viene internato per dieci giorni nel Campo per stranieri di Colombes (nei sobborghi di Parigi), anticamera per il trasferimento nei campi di concentramento, da dove viene fortunosamente rilasciato per motivi di salute. Nel giugno 1940, quando le truppe tedesche occupano Parigi, Benjamin prende l’ultimo treno in partenza per Lourdes, dove resterà due mesi in attesa del visto per poter emigrare a New York e raggiungere l’amico Adorno, da qualche mese rifugiatosi negli Stati Uniti. A metà agosto si sposta a Marsiglia per ritirare dal consolato americano il documento con il visto americano e quello di transito per Spagna e Portogallo. Poi a tappe cerca di arrivare ai Pirenei e dall’amica Lisa, la traghettatrice sua ancora di salvezza. Nomade mite e malinconico, perduto nel caos della guerra, quando termina il suo viaggio in quel borgo chiuso tra i monti e il mare, aveva solo 48 anni.

Memoriale Walter Benjamin

Portbou e il confine della memoria

Oggi Portbou è un piccolo paese addormentato sul mare e lontano dalle rotte turistiche. Conta 1400 abitanti, poche spiagge tranquille e non ha niente dei clamori delle altre località più frequentate della Costa Brava.

La sua stazione, costruita nel 1878 su progetto di Gustave Eiffel (quello della torre), è un importante nodo di scambio internazionale per traffico ferroviario. In Spagna i treni sono alimentati da sistemi elettrici diversi rispetto a quelli francesi e anche le rotaie su cui viaggiano hanno uno scartamento maggiore, fino a qualche anno fa a Portbou i viaggiatori erano obbligati al trasbordo.

Nel 1994, per ricordare Walter Benjamin è stato realizzato un memoriale accanto al cimitero in cui venne sepolto (i resti probabilmente giacciono in una fossa comune). Opera dell’artista israeliano Dani Karavan, Passages (dal nome dell’ultimo lavoro incompiuto del filosofo) è uno stretto tunnel all’aperto con una scala di ferro che sembra portarci verso il mare. Scesi i gradini ci si ferma davanti a una parete di vetro che si affaccia sull’azzurro della costa e riporta una citazione di Benjamin in tedesco “La costruzione della storia è dedicata alla memoria dei senza nome”.

La Route Lister dal 2007 è stata trasformata in un sentiero escursionistico e ha preso il nome Chemin Walter Benjamin.

Mappa del cammino Walter Benjamin