I castelli eclettici: Sammezzano

Bizzarri, stravaganti, affascinanti proprio perché storicamente finti, sono sparsi in tutto il territorio italiano e possono essere una sorprendente scoperta. Prima tappa: Sammezzano.

Il termine eclettico oggi viene usato per definire chi si applica con buoni risultati ad attività di diverso genere, chi è versatile e sa fare molte cose. La sua origine etimologica risale agli antichi greci che chiamavano eclettismo la tendenza a unificare e far proprie diverse dottrine filosofiche, a volte in contraddizione tra loro, in una sintesi che diventava una concezione individuale della realtà. Forse, allora, eclettico era anche un sinonimo di confuso.

Nel 1800 questi principi trovano un’ampia diffusione anche nell’arte e in particolare in architettura, dove la modernità è rappresentata da una miscela di stili ripresi dal passato o ispirati a culture e tradizioni lontane, a posti esotici rivalutati dalle nuove strategie coloniali dell’espansione economica europea nel mondo.

Sono gli anni del passaggio di poteri dalla nobiltà alla borghesia, la nuova classe che, anche nell’arte, crede di poter divorare e assimilare tutto: il gotico e la classicità greco-romana, i gusti rinascimentali e barocchi, i comportamenti aristocratici e gli stili medioevali, le estetiche moresche e alcune anticipazioni delle follie futuriste.

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In architettura l’eclettismo prende vari filoni. Il Neogotico è seguito in Francia da Eugene Viollet le Duc (restauratore delle cattedrali di Notre Dame a Parigi, a Chartres, a Reims e delle mura di Carcassonne) e in Italia da Luca Beltrami (autore della Sinagoga e del rifacimento del Castello Sforzesco a Milano).

Appartengono a questo filone anche il palazzo del Parlamento a Londra, la cattedrale di Colonia e il castello di Neuschwanstein in Baviera, che ha ispirato il castello delle fiabe della Walt Disney.

Il filone Neoromantico conta esponenti come Carlo Maciachini, progettista del Cimitero Monumentale di Milano, mentre il Neoegizio diffonde la moda degli obelischi come ornamento delle piazze e l’Esotismo orientale quella delle cupole decorate con trafori e maioliche.

La rappresentazione scenografica più significativa della nuova arte eclettica sono comunque i castelli che vengono costruiti in quel periodo, spesso sulle fondamenta o sui ruderi di manieri o fortificazioni medioevali.

Uno dei più conosciuti è in Portogallo, a Sintra, poco distante da Lisbona. Il Palácio da Pena, progettato nel 1836 dall’architetto Ludwig Von Eschwege per re Fernando II è forse la più alta espressione dello stile eclettico.

Ha torri che sembrano ciminiere di un’industria, logge tipiche del rinascimento italiano, citazioni gotiche, magie orientali e specificità del territorio come gli azulejos (piastrelle in ceramica smaltata) e il manuelino, l’elaborato stile portoghese del XVI secolo, gotico e barocco portati all’eccesso.

In Italia, paese di chiese e manieri (ne contiamo più di tremila, addirittura ventimila se sommiamo torri e mura fortificate in rovina), i castelli in puro stile eclettico sono almeno una ventina e purtroppo molti sono visitabili solo dall’esterno o sono in stato di abbandono. I proprietari o i loro eredi non sono più in grado di mantenerli e li hanno messi in vendita o ceduti a, che però spesso non ha le risorse per ristrutturarli e gestirli.

Per iniziativa di privati, in questi anni, alcuni sono stati recuperati e trasformati in strutture alberghiere, centri congressi o semplici location per eventi.

Bizzarri, eccentrici, stravaganti, affascinanti proprio perché storicamente finti, sono sparsi in tutto il territorio italiano e possono rappresentare la meta insolita di un viaggio ed essere una sorprendente scoperta.

I castelli eclettici in Italia

L’elenco per regioni che segue è sicuramente incompleto e si apre con il castello di Sammezzano, che presentiamo in questo numero, mentre gli altri saranno tema per le prossime pubblicazioni.

  • Toscana: Il Castello di Sammezzano, all’interno di un maestoso parco nel comune di Reggello, in provincia di Firenze;
  • Abruzzo: Castello della Monica a Teramo;
  • Campania: Castello Grifeo di Lamont Young a Napoli;
  • Emilia Romagna: Rocchetta Mattei sull’appennino bolognese, a Grizzana Morandi e Castello di Rivalta nel comune di Gazzola, in provincia di Piacenza, lungo il fiume Trebbia;
  • Friuli Venezia Giulia: Castello di Miramare, a Trieste e Castello Ceconi, a Pielungo di Vito d’Asio, Pordenone;
  • Liguria: Castello Turke e Castello Mackenzie, a Genova;
  • Lombardia: Castello Bonoris a Montichiari, in provincia di Brescia;
  • Piemonte: Castello Grignolio a Balzola, in provincia di Alessandria e Castello di Carlo Alberto a Racconigi;
  • Puglia: Villa Sticchi, a Santa Cesarea Terme, Lecce;
  • Sicilia: Castello Incantato di Filippo Bentivegna a Sciacca, Agrigento;
  • Umbria: La Scarzuola a Montegabbione, in provincia di Terni;
  • Valle d’Aosta: Castello Savoia a Gressoney Saint Jean.

Le meraviglie di Sammezzano

Il paesaggio è quello tipico delle colline toscane, ma la costruzione sul colle del Leccio, frazione del comune di Reggello, a una quarantina di chilometri da Firenze, è puro Oriente. È scenario da Mille e una notte. La sua facciata sembra il mausoleo indiano Taj Mahal e gli interni l’Alhambra di Granada.

Il Castello di Sammezzano fu costruito nel IX secolo e nel Medioevo fu proprietà di varie famiglie fiorentine, dai Gualtierotti ai Medici, e residenza di campagna del Granduca di Toscana Ferdinando. Nel 1605 il Castello venne acquistato dal nobile portoghese Sebastiano di Tommaso Ximenes d’Aragona, che iniziò un primo rifacimento della struttura, dandogli un’impronta orientale.

I discendenti della casata proseguirono i lavori ma la vera svolta architettonica avvenne quando il castello fu ereditato dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes, che dal 1853 al 1889 lo riprogettò completamente.

Uomo di cultura, fine collezionista, botanico appassionato e tra i protagonisti della vita sociale e politica di Firenze (fu Deputato del Regno quando Firenze divenne la Capitale d’Italia dal 1865 al1871), il nobile dedicò buona parte della sua esistenza alla trasformazione del maniero, dove morì nel 1897.

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Dal suo genio e dal suo gusto decorativo prese forma un castello incantato, ricco di colori e invenzioni geometriche.

Gli spazi interni sono composti da decine di sale tutte differenti tra loro, in una successione incredibile di archi intrecciati, colonne, cupole, nicchie, volte policrome, smalti, mosaici, vetrate. Il percorso sembra un labirinto da favola, tra corti bizantine, medioevali, arabe, indiane e persiane, un caleidoscopio coloratissimo di forme sempre nuove e sorprendenti.

Anche il parco di 65 ettari che circonda il castello sembra seguire concetti eclettici. Esperto botanico, il marchese Ferdinando lo riorganizzò inserendo nel bosco preesistente di querce e lecci (che danno il nome alla località) piante rare ed esotiche: sequoie, palme, aceri, ginepri. Completando esteticamente il parco con diverse architetture in stile moresco, un ponte, una caverna artificiale con una statua di Venere e fontane.

Purtroppo il castello non è aperto al pubblico ed è visitabile soltanto in occasione di particolari eventi e dietro prenotazione. Spiegarne il motivo è la parte triste del racconto. Una storia di degrado, incuria e abbandono.

Si sa poco delle vicende che seguirono la morte del marchese, fino al secondo conflitto mondiale, quando il castello fu vittima dei saccheggiamenti nazisti. Venne poi trasformato in un albergo ristorante, fallito negli anni Novanta e venduto all’asta alla società italo-inglese Sammezzano Castle Srl, che voleva recuperare e valorizzare per trasformarlo in un resort di lusso, con campi da golf e piscina. Ma anche questo progetto si è arenato e per risanare i debiti contratti con le banche la Srl nell’ottobre del 2015 ha nuovamente messo all’asta il castello.

Aste a partire da 22 milioni di euro, la prima e 20 la seconda, ed entrambe andate deserte. Una terza, annunciata per maggio 2016, è stata sospesa (sembra che siano stati trovati nuovi capitali, sufficienti per far ripartire il progetto). In pratica da 25 anni Sammezzano è in uno stato di quasi abbandono ed è diventato oggetto di ripetuti atti vandalici.

Dal 2013 un comitato di cittadini locali (Comitato Fpxa, nato per celebrare i 200 anni dalla nascita del Marchese), in accordo con la proprietà, ne ha permesso l’apertura pubblica due o tre volte l’anno raccogliendo fondi con cui ha poi contribuito a realizzare alcuni lavori urgenti per rimediare ai danni dei vandalismi.

Nonostante i numerosi appelli (lanciati su www.change.org o dalla pagina facebook Save Sammezzano) non si riesce ancora a coinvolgere le istituzioni per trasformare il castello in un museo accessibile al pubblico (neppure il Presidente Renzi, che il posto lo conosce bene perché è a pochi chilometri dal paese natale, Rignano sull’Arno). Del resto la tenuta era e rimane proprietà privata.

Recentemente il castello è stato set di spot pubblicitari e il regista Matteo Garrone lo ha scelto per girare alcune scene del film Il racconto dei racconti con Salma Hayek. L’ultima ad averlo scelto come scenario nella videoclip della canzone Ora o mai più, è stata Dolcenera.