Albania, breve storia di un popolo nel Mondo

Nel 1990, l’anno precedente alla prima grande migrazione verso l’Italia, l’Albania contava quasi tre milioni e mezzo di abitanti. Da allora è stato un continuo stillicidio, nonostante un saldo demografico sempre positivo.

Fiume Vjosa, in Albania - Dellumanoerrare

La Vjosa è un piccolo gioiello, che nasce in Grecia sotto un altro nome, passa il confine e taglia in due l’Albania dalle montagne al mare, per scomparire nel Canale d’Otranto, a pochi passi da Valona. È considerato l’ultimo fiume selvaggio d’Europa e come spesso accade alle cose belle della natura è in grave pericolo: le sue acque sono finite nel mirino delle lobby internazionali dell’idroelettrico, anche se da qualche tempo c’è chi combatte per difenderle e trasformarle in un parco naturale protetto. Questa però è un’altra storia.

C’è tutto, tranne il mare

Una gola scavata dalla Vjosa nei pressi di Këlcyrë, poco distante da Permet

A trenta chilometri dal confine greco fa bella mostra di sé Permet, la città delle rose. Di lei i suoi abitanti dicono che abbia tutto, tranne il mare. Nonostante più di quarant’anni di regime comunista abbiano lasciato i segni, l’occhio più attento riesce ancora a percepire la grandezza del suo passato. Per secoli quello che ora è un paesone di poco più di diecimila abitanti è stato un importante snodo commerciale. Lungo la strada che segue fino a un certo punto la Vjosa e porta poi alla bellissima Berat partono percorsi sterrati che conducono al cuore di un’Albania che non c’è più. Piccoli villaggi che puntellano valli verdi e grasse grazie all’acqua che le benedice prima di buttarsi nel fiume madre.

In uno di questi, a Topojan, è nata Angela, quinta di nove figli. E come lei sono nati anche Ilir, Jeta, Mbarime e tanti altri. Fino alla fine degli anni ’80 ci vivevano quasi mille persone, oggi sono meno di trenta.

Dalle montagne al mare

Il mare visto dalle colline sopra Durazzo

Un destino condiviso da decine di villaggi in tutto il Paese, che è però il tratto comune dell’intera Albania. Prima lo svuotamento delle valli e poi, dopo la morte di Hoxha, alla guida del Paese ininterrottamente dal 1941 al 1985, e la caduta del regime, la ricerca di un futuro migliore altrove. Nel 1990, l’anno precedente alla prima grande migrazione verso l’Italia, l’Albania contava quasi tre milioni e mezzo di abitanti. Da allora è stato un continuo stillicidio, nonostante un saldo demografico sempre positivo.

Angela, con in braccio sua figlia, è salita su un gommone che nella notte è salpato da Durazzo ed è arrivato a Brindisi. Era l’aprile del 1997. Dall’altra parte dell’Adriatico c’era ad aspettarla suo marito, che aveva fatto la stessa cosa l’anno precedente. E prima e dopo di loro, nello stesso modo, altre migliaia di persone.

E poi l’oceano

L’Instat, l’Istituto di statistica albanese, stima che tra il 2001 e il 2017 quasi cinquecentomila persone abbiano lasciato l’Albania. Lo stesso istituto parla di un milione e 150mila albanesi che vivono all’estero, il 40% della popolazione attuale (2.845.955): uno dei dati più alti al Mondo, considerando poi che, come accade per esempio per l’Italia, in tanti hanno ormai acquisito la cittadinanza e non compaiono più nelle statistiche.

Una tendenza, quella a lasciare il Paese, che non si è ridotta nemmeno negli ultimi anni, nonostante la costante crescita economica albanese. Nel 2019, ultimo dato disponibile, in 43.835 sono migrati altrove: il 13% in più dell’anno precedente.

In Italia e in Grecia soprattutto. Ma anche negli Stati Uniti, grazie alla lotteria americana. Oggi sono circa novantamila gli albanesi negli Usa. Tra quelli che hanno attraversato l’oceano ci sono anche Ilir, Jeta e Mbarime.

Un filo rosso in videochiamata

A Topojan non è rimasto quasi nessuno. Se si segue il filo rosso partito dalla valle della Vjosa si arriva in tutto il Mondo. Angela vive in Provincia di Milano, Ilir, Jeta e Mbarime tra la Florida e il Michigan. Ci sono poi i cugini che sono cresciuti a due passi dal lago Maggiore e quelli che si sono trasferiti a Liegi, in Belgio. C’è qualcuno persino a Ipswich, che guarda l’Europa dalla coste del Regno Unito. In pochi, per età, destino o scelta, hanno invece preferito restare o tornare dopo essersene andati via.

Non esiste nella lingua albanese una parola intraducibile, come saudade o hiraet, che sappia raccontare la nostalgia per le proprie radici. Si dice semplicemente me mer malli e la si tiene lontana grazie alla tecnologia: non c’è casa albanese, in ogni parte del Mondo, dove, finiti i lavori e gli impicci di tutti i giorni, non risuoni il vociare delle videochiamate, che tengono connesse famiglie distanti e per qualche minuto fanno tornare indietro nel tempo.

Poi, almeno una volta l’anno, si torna insieme dove tutto è partito e sotto una veranda d’uva che a settembre diventerà raki si continua a scrivere la storia di un popolo sparso nel Mondo, ma legato in maniera indissolubile alla sua terra.


4 commenti su “Albania, breve storia di un popolo nel Mondo

  1. GRAZIE GIANLUCA CHE HAI SCRITTO LA STORIA DI NOSTRO PAESE ALBANIA SIAMO FIERI DI ESSERE ALBANESI

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