Una giornata a Rio de Janeiro

Dalla spiaggia di Ipanema alla statua del Cristo Redentor, il tour di Rio de Janeiro è un concentrato di emozioni.

La mia scoperta di Rio de Janeiro è stata frettolosa, quasi stressante ma così intensa da essere indimenticabile. Un concentrato di emozioni.

L’escursione era una tappa giornaliera di una crociera. Poche ore a disposizione, neanche il tempo di acclimatarsi alla sua aria calda e umida, così carica di odori. Un tour organizzato, inevitabile anche se non amo il turismo “alla giapponese”, che prevedeva continui spostamenti, dalla nave al pullman, dalla funivia al trenino e di nuovo dal pullman alla nave, seguendo un percorso battuto da migliaia di turisti che sembravano darsi appuntamento ad ogni tappa.

La Laguna, Ipanema e Copacabana

Lagoa Rodrigo de Freitas è una laguna collegata all’oceano atlantico da un canale che attraversa il quartiere di Leblon. Luogo privilegiato per praticare sport acquatici quali canottaggio e canoa fa parte di quello che viene considerato il quartiere più ricco di Rio.

La laguna è però diventata tristemente famosa durante i giochi olimpici 2016 per le aspre polemiche legate all’inquinamento delle sue acque, che causavano malori e problemi di salute agli atleti.

Scattate le dovute foto di rito da mostrare ai miei compagni di canottaggio, visitiamo il Jardim Botanico do Rio de Janeiro. Voluto dal re portoghese Giovanni IV nel 1808, con le sue 33 mila varietà di piante è tra i più grandi giardini al mondo.

Il pullman ci porta sulla costa, attraversiamo i quartieri di Leblon e successivamente di Ipanema, famosa per il surf e le belle case. Proseguendo lungo la strada costiera, si passa davanti al Forte de Copacabana per giungere finalmente alla nota spiaggia, che dalla fortezza prende il nome.

È una lunghissima lingua di sabbia bianca, delimitata a nord dal Posto Dois e a sud dal Posto Seis, due delle torrette dei guardaspiaggia qui presenti. Sono quasi le dieci del mattino ma fa già caldo e sulla spiaggia ci sono migliaia di persone: giocano a calcio, beach volley, corrono o si rilassano.

Ora capisco perché da queste parti hanno il culto dello sport. Questa è una vera palestra naturale, i campi da gioco sono tantissimi, e soprattutto sono gratis. Ma Copacabana non è solo sport, è stata anche teatro di alcuni degli eventi passati alla storia per l’enorme numero di partecipanti: nel 2006 più di un milione e mezzo di persone ha assistito al concerto dei Rolling Stones, e nel 2013, in occasione della XXIII Giornata mondiale della gioventù, tre milioni di fedeli hanno incontrato papa Francesco.

Il pan di zucchero e il monastero di San Benedetto

Arriviamo in pullman alle pendici del Pao de Açucar, il Pan di Zucchero. È un colle alto 396 metri ed è uno dei luoghi simbolo di Rio. Da qui parte il Bondinho, la funivia che porta in cima e da cui si può godere di una vista che spezza il fiato e lascia senza parole.

Il luogo è particolarmente affollato e una lunga fila di turisti che aspettavano di scendere, prolunga la nostra sosta. Ne approfittiamo per fotografare il panorama, dissetarci e giocare con le scimmie che quassù vivono numerose.

Una volta risaliti sul pullman la guida ci informa che, per il ritardo accumulato, la nostra visita al Cristo Redentore veniva spostata. Cosi ci propone di raggiungere il monastero di San Benedetto (Monasterio di Sao Bento), uno dei più antichi di tutto il Brasile. L’edificio all’esterno è semplice.

La sobrietà della facciata della chiesa, costruita nel 1633 e che vide la conclusione dei lavori solo un secolo dopo, contrasta invece con la ricchezza dei dettagli ed elementi decorativi barocchi che si trovano al suo interno.

Il monte Corcovado e il Cristo Redentor

Ritorniamo al porto per il pranzo sulla nave e poi di nuovo in pullman per raggiungere l’ultima tappa: il monte Corcovado, che fa parte del parco nazionale della Tijuca ed è alto circa 710 metri. Alla sua sommità si trova la statua del Cristo Redentor, l’icona di tutto il Brasile.

La costruzione della statua iniziò nel 1921 e finì ufficialmente dieci anni dopo, quando l’allora Presidente del Brasile, Getulio Vargas la inaugurò con una sfarzosa cerimonia. Per salire al Cristo Re ci son diversi modi: a piedi, se siete buoni scalatori, col taxi o con il treno.

Il Trem do Corcovado è rosso e mi ricorda un po’ il trenino del Bernina. Ci porta ai piedi della statua e da qui bisogna percorrere i 222 gradini per giungere in vetta (per chi ha problemi motori si possono prendere i tre ascensori o le otto rampe di scale mobile). La bellezza del panorama, che abbraccia tutta Rio, cancella ogni fatica e ci lascia a bocca aperta per alcuni minuti: con la statua alle spalle, frontalmente si può ammirare il Pan di Zucchero e la baia di Guanabara.

Seguendo il braccio destro del Cristo, si possono ammirare il Lago Freitas, l’ippodromo, il Giardino Botanico e la spiaggia di Ipanema. Seguendo invece quello sinistro, si scorge la parte Nord della città, dove svetta il Maracanà, uno degli stadi di calcio più rinomati sul pianeta.

E tra questi tre punti cardinali, immersi nelle colline, o nelle spianate, trovano spazio tutti i quartieri carioca, favelas comprese. Mi è bastato vedere quante ce ne sono per rendermi conto che anche Rio, come tutte le città moderne è un concentrato di contraddizioni forti. Immensa ricchezza ma anche tanta degrado.

È il momento delle foto ricordo. Qui i selfie si sprecano, a me non piacciono, ma per una volta, mi lascio travolgere dalla moda del momento. E lasciatemelo dire: fatene a decine, a centinaia. Non sono foto sprecate, perché Rio è cosi: è lontana, variegata, allegra, è samba, è calore. Insomma è davvero tante emozioni uniche, ed è importante poterle ricordarle tutte.

Ormai sta calando la sera, scendiamo per andare a prendere il trenino e il Cristo Re si è acceso sopra di noi, assieme alle stelle australi. Mentre aspettiamo, gli occhi di tutti sono all’insù, inumiditi da una scena cosi romantica e dolce. Nel vagone cala il silenzio un po’ per la stanchezza, un po’ perché semplicemente ognuno si gode il tramonto.

Torniamo alla nave, che attende con pazienza tutti i pullman che son ancora in giro per la città.

Con quasi due ore di ritardo finalmente si ritira la passerella, sulla banchina del porto rimangono ormai solo i pochissimi addetti agli ormeggi e il silenzio di un altro giorno che volge al termine.

Terminate le manovre, dopo qualche decina di minuti, Rio è lontana, i palazzoni e le spiagge illuminate perdono i loro contorni definiti, ma il Cristo Redentore, come una vera guida, rimane sempre visibile anche dall’oceano e da lassù, luminoso, con le sue braccia tese pronte ad accogliere ogni pellegrino, ci saluta e ci augura buon viaggio.

Testo e foto: Francesca Ferrario