Le case pastello di Tobermory

Zigzagando dal lungomare al marciapiede dei fabbricati incontrerete una cioccolateria, un piccolo museo di storia locale, un negozio di souvenir, una coloratissima libreria…

Tobermory è un porticciolo nell’estremità Nord dell’isola di Mull, nelle Ebridi interne scozzesi e colpisce particolarmente per i colori delle case che si specchiano sull’acqua. Differenti tonalità pastello che consentono ai marinai di riconoscere da lontano le proprie case, tutte allineate lungo la strada principale che collega la distilleria di whisky al porto.

Una strada da percorrere a piedi, accompagnati dall’odore salmastro del mare e il profumo dolce aromatico della torba che esce dai comignoli delle case. L’odore salmastro è prodotto dalle alghe della baia, che in passato (almeno fino a metà Ottocento) furono, con la pesca, la sola fonte di sostentamento per gli allora pochi abitanti del villaggio.

Il Kelp, particolarmente diffuso nelle rocciose coste atlantiche scozzesi, è un’alga ricca di iodio, di floruri e carbonati di sodio che veniva raccolta ed essiccata per utilizzarla nella produzione di sapone e vetro.

In questa baia, nel 1588, ai tempi della guerra anglo-spagnola, fu fatto saltare in aria un galeone spagnolo (il Florencia o il San Juan Sicilia) della Invencible Armada, carico d’oro. Per tre secoli furono fatti diversi tentativi per recuperare il tesoro, sempre con esito negativo.

Sul lungomare di Tobermory

Zigzagando dal lungomare al marciapiede dei fabbricati incontrerete una cioccolateria, un piccolo museo di storia locale (a ingresso gratuito), un negozio di souvenir, una coloratissima libreria (Tackle and Books) e una chiesetta dove ogni anno a luglio si tiene il Mendelssohn Mull Festival, dedicato al compositore che qui amava soggiornare. Se avete fortuna dal marciapiede potrete sentire i suoni degli orchestrali che provano gli strumenti nella piccola chiesa, altrimenti l’unico sottofondo sonoro sarà il verso dei gabbiani.

The shrill cries of seagulls (lo stridulo pianto dei gabbiani) in italiano andrebbe tradotto con il poco conosciuto e usato “closcare”, che forse deriva dall’onomatopeico termine dialettale “cocai” dei veneziani e dei triestini.

Dura pochi minuti, ma vale “la pena” (non sappiamo quale), la visita guidata alla distilleria (Tobermory Distillery), che termina sempre con una degustazione e l’omaggio del bicchiere marcato.

È stata fondata nel 1798 e produce Single Malt Scotch Whisky: il Tobermory 10 anni (ottimo, sapore intenso anche se breve e non molto affumicato), il 15 anni (con molto più corpo e un certo sentore di miele) e un pregiatissimo 32 anni da 300 euro.

Al termine della passeggiata, mangiare al Cafè Fish è una bellissima esperienza. I prezzi sono onesti e hanno il pesce freschissimo

Mull è dopo quella di Skye la seconda isola per dimensioni delle Ebridi e la quarta tra quelle che circondano la Scozia e la Gran Bretagna.

L’isola è sede della più celebre coppia di aquile di mare dalla coda bianca nel mondo, protagoniste in numerosi documentari e trasmissioni televisive e sono visibili da vari punti dell’isola, compresa Tobermory.

Il galeone sommerso

Dopo la sconfitta nel Canale della Manica contro la marina inglese, nell’estate del 1588 le navi superstiti dell’Armada spagnola furono costrette a riprendere la strada di casa lungo le coste a nord-ovest della Scozia. Le forti tempeste della zona danneggiarono molte imbarcazioni e la San Juan de Sicilia si ancorò nella baia di Tobermory per fare le riparazioni e caricare provviste alimentari.

Donald MacLean, il capo del clan che governava l’isola di Mull concordò con il capitano spagnolo uno scambio. La nave avrebbe avuto tutto il cibo che voleva se in cambio, oltre a una contropartita in oro, gli spagnoli lo avessero aiutato ad attaccare i nemici del clan MacDonald, proprietari delle isole vicine.

Con cento uomini armati (i mercenari spagnoli) MacLean sconfisse i rivali. Quando dopo pochi mesi la nave riparata e rifornita era pronta a salpare, il governatore restituì gli uomini al capitano trattenendo tre ufficiali in ostaggio e mandò il suo giovane cugino sulla nave a riscuotere l’oro. Lo spagnolo si rifiutò di pagare, fece prigioniero il ragazzo e si preparò a salpare.

Poco dopo ci fu una grande esplosione e il galeone affondò sul fondo della baia.

Il giovane MacLean, rendendosi conto che non aveva scampo, aveva fatto esplodere la polveriera della nave. I sopravvissuti e i tre ostaggi spagnoli furono rinchiusi nelle segrete del castello di Duart. Il tesoro, che secondo alcuni ammontava a trenta milioni di ducati in monete d’oro, non fu mai recuperato.

Difficile spiegare cosa ci facesse tanto denaro su un galeone da guerra.

Una prima teoria racconta che la San Juan de Sicilia, prima di unirsi al Armada, era il Brod Martolosi, una nave mercantile della flotta che trasportava il tesoro spagnolo dal nuovo mondo verso l’Europa. Altri sostengono che la nave affondata fosse la Florencia, una nave dedicata al trasporto dell’oro e dell’argento utilizzati per pagare i marinai dell’Armada.

Decine sono stati i tentativi per trovare il tesoro. Nel 1955 ci provò anche la Royal Navy. Sono stati recuperati una manciata di monete d’oro e d’argento, un enorme cannone in bronzo e alcune spade. Non abbastanza per giustificare una spesa che era già salita a migliaia di sterline. L’oro spagnolo, coperto da 30 metri di fango e 50 metri d’acqua, non vuole farsi ripescare.

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